Titolo: Bruges la Morta
Titolo in lingua originale: Bruges-la-Morte
Autore: Georges Rodenbach
Editore: Fazi Editore
Prima pubblicazione: 1880
Pagine: 106
Prezzo di copertina: € 15,00
Trama:
Incapace di superare il lutto per la morte della giovane e bellissima moglie, Hugues Viane si trasferisce insieme ai cimeli della defunta a Bruges, dove vive nel ricordo e nella nostalgia della donna perduta.
Esce di casa soltanto quando si fa buio e passeggia tra le stradine malinconiche della città, che alimentano ulteriormente la sua tenace, invincibile tristezza.
Una sera, per caso, incontra Jane, che sembra la copia esatta della moglie. Con il passare del tempo però, si rivela molto diversa da lei, e l'insana relazione fra i due, nutrita soltanto di false illusioni, prenderà presto una piega inaspettata.
Così Marco Lodoli ha attirato la mia attenzione nella sua introduzione a "Bruges la Morta":
La gente pensa di lui: è un uomo riservato, onesto, perbene, lasciamolo in pace a macerarsi nella sua fedeltà a oltranza. E ogni lettore del libro di sicuro si riconosce in quest’atteggiamento, perché ognuno è passato per la presunzione di poter fare a meno di tutto in nome di un dolore.
Ognuno è passato per la presunzione di poter fare a meno di tutto in nome di un dolore.
A chi non è successo? O a chi non succederà?
Il protagonista, intrappolato nella sua malinconia e nostalgia dei tempi felici passati con la giovane e bellissima moglie, si trasferisce a Bruges con i cimeli della defunta. Conduce una vita solitaria, scadenzata sempre dalle stesse monotone azioni quotidiane.
E quindi mi sono chiesta: ma perché proprio nella piovosa, grigia, e malinconica Bruges? Perché non in una ridente cittadina capace di sollevarlo dalle sue instancabili pene?
La risposta sta nello scopo di Rodenbach: quello di celebrare la città come un essere vivente, e quindi associata agli umori dello spirito.
Le città specialmente posseggono ognuna una personalità propria, uno spirito autonomo, un carattere riconoscibile che corrisponde alla gioia, al nuovo amore, o alla rinuncia, alla vedovanza. Ogni città è uno stato d’animo; e quando vi si soggiorna, questo comunica, si trasmette a noi come un fluido che, respirato con l’aria, entra a far parte del nostro corpo.
Non dimentichiamoci che Georges Rodenbach è stato un esponente belga della corrente decadentista, contrapposta alla razionalità del positivismo. Si ha una sfiducia esasperata nelle forze della ragione, una visione pessimistica del mondo e dell' effimera vita umana ma soprattutto un tormentoso senso della solitudine e del mistero.
Per il protagonsita Hugues, ben presto questa solitudine terminerà grazie all'incontro con una giovane donna, Jane, copia identica della moglie defunta.
Iniziata questa relazione insana e morbosa, Hugues perde il controllo di quelle che prima erano le sue sicurezze. La moralità, la fedeltà. Non provava nessun rimorso recandosi a casa di Jane e addirittura la città gli pareva risorta come nuova dalla tomba.
Ma l'illusione che si era creato e dentro la quale viveva ben presto termina e si arriverà ad un finale davvero particolare.
Aveva oltrepassato i limiti. Per colpa della sua mania di identificare le due donne, la loro somiglianza era diminuita. Finchè restavano distanti l'una dall'altra, separate dalla nebbia della morte, l'illusione era possibile, ma poichè egli le aveva avvicinate troppo, le differenze apparvero.
Considerate queste premesse, non avrei mai pensato di leggere questo romanzo.
Prima di tutto perchè non lo conoscevo - un grazie alla Fazi Editore che me l'ha fatto scoprire - e poi
principalmente proprio per il suo essere decadentista. Lo immaginavo lento e pesante nella lettura, noioso e "barocco" nel linguaggio.
Invece è stato una piacevole scoperta: si finisce in davvero poco tempo sia per il numero di pagine che per la scorrevolezza con la quale si lascia leggere. La storia è accattivante e permette un po' a tutti di immedesimarsi nel protagonista.
E' davvero un piccolo gioiellino!