lunedì 11 gennaio 2016

"La capanna dello zio Tom" di Harriet Beecher Stowe

Recensione #3



Editore: Bur Biblioteca Univ. Rizzoli (collana ragazzi)
Pagine: 545
Prezzo: € 9,90

"Allora questa è la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra"(A. Lincoln nel momento del suo incontro con la Stowe all'inizio della guerra civile americana)


H.B. Stowe, figlia di un pastore della chiesa Congregazionalista, fu un’attiva abolizionista che seguì le orme del padre nella battaglia contro la schiavitù negli Stati Uniti; in particolare, l’evento che scatenò in Stowe il bisogno di scrivere un romanzo di condanna fu la promulgazione di un atto legislativo nell’anno 1850 (fugitive slave act), che decretava il dovere di ogni singolo cittadino di denunciare gli schiavi fuggiti dai propri “padroni” e la loro restituzione agli stessi.
Il libro suscitò sentimenti contrastanti negli americani, abitanti del nord e del sud si schieravano con opinioni nettamente opposte. E’ necessario sottolineare come nel Kentucky (e in generale in tutti i paesi del nord) il trattamento degli schiavi non era lontanamente simile a quello del sud: vigeva sensibilità, comprensione e gratitudine per il lavoro svolto.
La storia si apre con un gentiluomo del Kentucky, il signor Shelby, che si trova debitore di un’ ingente somma di denaro e il solo modo per salvare sé stesso e la sua tenuta è quello di cedere ad un mercante di schiavi Tom, il suo servo più fedele, più umile, il miglior lavoratore e amico che si potesse avere. Da qui in poi, si svolgono una serie di vicende che vedono molti altri protagonisti lottare per la sopravvivenza ma soprattutto per la loro libertà.
Tom era amato da tutti, molto forte ed emozionante la scena in cui il suo “padroncino” George, figlio di Shelby,  si reca alla capanna dello Zio Tom prima per mangiare insieme a lui e alla sua famiglia, poi per insegnargli a leggere e a scrivere. L’appellativo zio sta proprio a significare l’intimità che tutti condividevano con quel servo dal cuore grande grande. e non è un caso la produzione di numerosissime edizioni del romanzo per i più piccolini, che grazie al loro animo puro e buono sono capaci di cogliere fino in fondo le ingiustizie e violenze perpetrate contro altri esseri umani e non capirne il motivo.
Parere generale:
Onestamente non avrei mai pensato di leggere questo libro, non nego infatti di averlo sempre considerato come lettura per ragazzi (e anche da piccola non ho mai avuto l’occasione di affrontarlo). L’ho scelto tra tanti come lettura del mese di Gennaio avente come tema “le grandi guerre”; la guerra di secessione americana mi ha sempre affascinato, e quando ho individuato il filo conduttore tra la capanna dello zio Tom e la guerra civile non ho avuto dubbi sulla mia scelta.
Perché  leggerlo:
E’ un romanzo di spessore, di riflessione e grande sensibilità. Il fatto che le vicende raccontate siano tutte tratte dalla realtà (vissute in prima persona dall’autrice o da persone a lei molto vicine ed affidabili come ad esempio il fratello), che i dialoghi siano tutti reali e i personaggi siano ispirati a persone realmente esistite, rende la lettura ancora più incredibile, suscitando incredulità e sdegno. 
Cosa non mi ha convinto:
Le parti trattanti il tema religioso erano molte e piuttosto pesanti per i miei gusti; inoltre essendo la scrittura in alcune parti (specialmente verso la fine) un po’ meno fluente rispetto a tutto il resto del romanzo, sono stata spinta a leggere velocemente alcune parti.
Il mio voto da 1 a 5:
Il mio voto è 4. Inaspettato.
* * * 


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